Le famigerate foto di gruppo: vademecum per la sopravvivenza e per una buona riuscita

08.07.2017 12:04

Dici "foto di matrimonio" e subito t'immagini foto romantiche in un tramonto infuocato, baci appassionati in location chic, sguardi innamorati virati in bianco e nero...

Di solito a nessuno vengono in mente le FOTO DI GRUPPO.

I fotografi non vorrebbero farle, la gente non vorrebbe farle, gli sposi non vorrebbero farle. L'impressione comune, mi pare, è che siano una inutile tortura, una perdita di tempo che ritarda il tuffo carpiato sul buffet di benvenuto.

Eppure BISOGNA farle.

Perchè sono un documento storico, una testimonianza imperitura di chi c'era. Non tanto la prova del cattivo gusto in fatto di abiti e di acconciature, quanto la memoria di persone che, col passare del tempo saranno sempre, inevitabilmente, di meno.

Di conseguenza quello che pensano la gente e gli sposi delle foto di gruppo non mi interessa. Io assolvo alla mia superiore missione, respiro profondamente e le faccio. Perciò questo articolo è rivolto a chi queste foto le deve fare.

Come sempre, non mi interessa parlare di attrezzatura: usate quello che vi pare basta che lo sappiate usare. Che sia 14, 24 o 35 mm la sostanza non cambia. Basta che la focale sia adatta allo scopo e allo spazio.

 

Per il fotografatore, come dev'essere una buona foto di gruppo? la risposta è semplice e intuitiva: ci devono essere tutti gli interessati, devono guardare (con gli occhi aperti) in camera, devono stare fermi. Possibilmente non assumere espressioni da beoti. Orbene, queste tre o quattro cose in apparenza ovvie e semplicissime, hanno in realtà una probabilità di attuarsi contemporaneamente prossima allo zero.

Prima di provare a dare delle soluzioni, proviamo a fare delle ipotesi sulle cause: perchè la gente non ha voglia di fare le foto di gruppo?

Della voglia di buffet abbiamo già detto, e non va sottovalutata: è un bisogno primario.

E parlando di bisogni primari, non dimenticate che ci saranno sempre una zia, una testimone, una sorella che sono andate al bagno o in auto a cambiare il pannolino al piccolo. E ci sarà sempre uno zio, un testimone o un fratello che si è nascosto per farsi due tiri senza essere visto dalla moglie. Ovviamente queste persone spariscono nel nulla senza lasciar detto dove vanno. Ricompariranno nel bel mezzo del pranzo e si lagneranno con voi chiedendo se con photoshop sarà possibile fare il miracolo.

Poi ci sono quelli che non si piacciono o che sono timidi. Ci sono quelli che non sopportano di avere il sole in faccia, quelli che non sopportano il caldo, quelli che non sopportano il freddo.

Ci sono quelli che devono fare la foto di fianco a voi. Magari anche davanti,a voi. Così capita che un gruppo venga fotografato da un altro gruppo. E che poi vogliano addirittura invertirsi i ruoli.

Ci sono quelli che si mettono nel gruppo, ma in disparte, qualche metro più in là per "non dare fastidio agli sposi".

Ci sono quelli che mentre stai per scattare si fiondano a baciare la sposa. Ci sono quelli che ti urtano mentre stai scattando. Ci sono quelli che ti lanciano un'ultima manciata di riso per scherzarti.

Insomma come disse Aristotele "l'uomo è un animale sociale" e quando la gente sta in gruppo in attesa di andare a mangiare, la forma sociale che meglio la descrive è quella ovina. Si insomma, il gregge.

E il gregge, come tutti sanno, ha bisogno di un pastore, di una guida sicura che lo conduca.

Allora la soluzione più rapida e indolore è che il fotografatore diventi pastore per il gregge e per farlo deve capire lui per primo tre punti essenziali:

  1.  Lui è il capo. Lui comanda. Il gregge obbedisce.
  2.  Deve essere autorevole e rassicurante.
  3.  Deve sapere cosa vuole e dare di conseguenza ordini chiari, brevi e udibili.

 

Traducendo dalla pratica alla teoria, il fotografatore non deve permettere tempi morti: appena finito il simpatico lancio di riso la sua voce deve risuonare alta e radunare tutta la folla prima che se ne disperda una buona metà. Deve impossessarsi degli sposi prima che lo facciano le zie e costruire intorno a loro il gruppone.

Perchè prima il gruppone? perchè è più facile togliere che mettere, e la maggior parte degli invitati apparirà solo nella foto generale. Bisogna cercare (sempre rapidamente) di distribuire la folla in maniera omogenea, far chiudere le giacche (almeno a quelli della prima fila) e far togliere gli occhiali da sole (per questo vi odieranno, ma metà degli invitati con gli occhiali scuri non si può proprio guardare).

Fondamentale è avere in testa l'elenco e l'ordine esatto dei vari gruppi che si dovranno susseguire.

Per inciso, ricordarsi di verificare che la reflex non sia ancora impostata per l'interno chiesa potrebbe essere abbastanza importante.

E poi, soprattutto bisogna continuare a ripetere fino allo sfinimento di guardare nell'obiettivo. C'è una precisa legge fisica che determina le probabilità che al momento delle scatto il 35% delle persone guardi da un'altra parte, e questa probabilità è vicina al 98%. Un piccolo trucco che ho imparato è quello di richiamare tutti all'ordine e di dire "al mio tre guardate qui che scatto"; e poi, invece che al tre, scattare al DUE. E' risaputo infatti che il fascino della trasgressione spinge la gente a disubbidire, ma anticipando lo scatto fregheremo loro e la loro voglia di fare i bastian contrari.  Questo non eliminerà completamente i visi che guardano qua e là ma vedrete che li ridurrà notevolemente.

Non credete che l'animo umano sia così perfido? Guardate questo esempio: una foto del genere cosiddetto "carino" con tutti che guardano in alto tranne gli sposi. Uhm, ho detto tutti guardano in alto?

Come non detto...

 

Ovviamente lo scatto a raffica è d'obbligo ma non è il rimedio definitivo perchè all'aumentare del numero di foto aumenta (e non diminuisce) la probabilità di avere gente che non guarda o con gli occhi chiusi. L'unico vantaggio di avere molte pose dello stesso gruppo è quello di poter scegliere la meno peggio e di usare le altre per fare il montaggio di visi irremdiabilmente inguardabili.

Un altro buon espediente è quello di fare una raffica, far finta di sbagliare qualcosa, farli rimettere fermi e rifare una seconda raffica. Quante foto per ogni singolo gruppo? non lo so, so solo che non sono mai abbastanza.

E' anche molto importante incoraggiare le persone dicendo loro che sono bellissime e che la foto è spettacolare: sembra banale ma questo le rassicura e le rende più collaborative.

E attenzione all'insidia suprema: i piccoli gruppi di quattro o sei persone. Tutta la gente che prima stava davanti a voi, ora si trova dietro di voi (quelli educati) o attorno a voi. E molti di essi lanciano richiami al padre della sposa o alla madre dello sposo. Il rischio che in tutte le foto il poveretto guardi da un'altra parte è altissimo. Che fare in questi frangenti? se è previsto un piccolo rinfresco nella sala parrocchiale indirizzatevi subito a pascolare il grosso del gruppone dopo la prima foto. Diversamente, è essenziale stare il più vicino possibile ai soggetti in posa e continuare a parlar loro per mantenerli concentrati su di voi.

Un fotografatore preparato, col pelo sullo stomaco e dentro le orecchie, con la voce tonante e con un minimo di pazienza, a un matrimonio con un duecento persone  può gestire una decina di gruppi o gruppetti  in cinque minuti o poco più. Concentratevi sempre sugli sposi. Tutto può andare storto, ma loro no, loro devono venir bene, sempre!

Naturalmente toglietevi dalla testa che non ci siano problemi. Ci sarà sempre qualcuno che manca, qualcuno con gli occhi chiusi, qualcuno che guarda dall'altra parte, qualcuno con l'espressione poco intelligente e qualcuno che non si piacerà. E' un effetto dovuto a quella famosa legge fisica, e se si è dato il massimo  non bisogna crucciarsi più di tanto.

Ma ricordatevi che un fotografatore autorevole è un fotografatore che in seguito, al ricevimento, potrà chiedere molto in termini di posa, sia agli sposi che agli invitati. E questo è un ottimo motivo per rischiare di rimanere senza voce a metà giornata.

 

PS la legge fisica in questione esiste veramente e si chiama Legge di Boltzmann, con tanto di formula matematica. E' una legge che parla di termodinamica e di entropia, ma sostituendo il termine entropia con sfiga la formulazione dice in buona sostanza che all'aumentare dei fattori in gioco la sfiga aumenta in maniera logaritmica. Ovvero, più gente c'è, più cose succedono, più la sfiga aumenta. E' una legge!

Se non ci credete ripigliatevi in mano quel testo di fisica che alle superiori usavate come supporto del monitor, ignoranti.