Siamo tutti fotografatori. O no?

26.01.2018 14:00

Ieri ho pigliato (col suo permesso) il telefono, anzi lo smartphone, di mia figlia A.: tredici anni quasi quattordici portati con orgoglio, con quel pizzico di pepe che preoccupa noi padri e soprattutto con delle non celate aspirazioni artistiche.

Come si possono esprimere delle ambizioni artistiche in una adolescente? 

Ci sono molti modi: con la scrittura, con il disegno, con la musica, con l'abbigliamento (look, si dovrebbe dire, ma è un argomento sul quale padre e figlia finiscono facilmente per darsi battaglia). Il minimo comun denominatore di tutte le forme espressive, non solo negli adolescenti, è il bisogno di comunicare. Anche la fotografia è un eccellente mezzo di comunicazione, di informazione e di espressione. 

Ma c'è di più.

Oggi è un mezzo accessibile. Più facile che bere un bicchier d'acqua.

Mica tutti son buoni a scrivere. O a dipingere. O a suonare. Servono talento e voglia di migliorare, applicazione e studio.

Difficilmente uno che strimpella quattro accordi (tipo me) potrà salire sul palco di una sagra di paese a fare il fenomeno. Al limite potrà cantare col karaoke in qualche locale in stile "anni che furono".

Con la fotografia no. Tu dai in mano un (moderno) strumento a un bambino e quello sarà in grado di produrti tutte le fotografie che vuoi.

Dallo in mano a un'adolescente e quella, se le gira giusta, è in grado di tirarti fuori una forma espressiva. Qualcosa che parla di lei o di qualcun'altro. Una forma d'arte, per così dire. E se non mi credete basta che vi facciate un giro su instagram avendo cura di spogliarvi di tanti pregiudizi.

Certo, mi si dirà, le regole compositive e bla bla bla.

L'amara verità è che con questi aggeggi, le loro app e i loro filtri, i nostri figli sono in grado di tirar fuori delle perle.

Certo, mi si dirà, finché le guardano dal telefono va tutto bene, ma prova a visualizzarle su un monitor o, peggio, a stamparle...

Tutto vero. 

Ma io parlo di idee, dannazione!

Questi ragazzi cresciuti a pane e a display si ritrovano perfettamente interfacciati coi loro strumenti. In essi trovano un'estensione dei loro occhi, delle loro braccia e, soprattutto, della loro fantasia. 

Hanno la capacità di cogliere quello che altri non vedono. E, come se non bastasse, sanno usare i social molto meglio di noi adulti. E per fare questo gli basta uno smartphone da poche decine di euro.

Così succede che guardo la mia attrezzatura costata sangue e lacrime e mi viene spontaneo chiedermi se ne valga la pena. Guardo la mia pagina FB (dio come siamo caduti in basso...) e la foto profilo che campeggia è opera sua. Si è vero, io l'ho virata in bianco e nero e l'ho rifilata un pochino. Ma, ri-dannazione, è sua! e ha un che di geniale. Genialità voluta? casuale? non ha alcuna importanza, conta sempre e solo il risultato.

Fatta quando aveva dodici anni...

Ne vale davvero la pena? Diamine, ma certo che ne vale la pena! 

In fondo una passione serve per poter tornare un po' adolescenti, per divertirsi, per fare qualcosa che ci piace. E magari pure per illudersi di produrre arte...

Si, siamo tutti fotografatori!